5.1.11

Minimalismo everywhere

Avevo già fatto buona parte del decluttering quest’estate, spronata da una collega e siti che leggevo da mesi (se non anni: ricordo i primi post di Zen Habits) senza mettere quasi mai in pratica quel che insegnavano. Ancora però mancava qualcosa. Ho aperto l’armadio, ho visto maglioni che non indossavo da anni, maglioni che ancora un poco e si sarebbero messi a camminare da soli (se non altro per la disperazione di non riuscire mai a vedere il sole), e ho riempito qualcosa come sei sacchi di plastica di roba vecchia da portare in Caritas. Per non parlare della robba di cucina che ho gettato ieri, approfittando di una rovinosa caduta con spargimento di (sangue e) cocci di ceramica ovunque. (Non che abbia finito, eh… rileggendo questo mi son resa conto che, forse, ho anche io qualche asciugamani di troppo… per non parlare dell’abbigliamento costantemente in fieri del pargolo.)
E pensare che la prima volta che ho sentito nominare il termine ‘minimalismo’, anni e anni fa, si faceva riferimento allo stile di Giorgio Armani… che sogn(av)o senza mai potermelo permettere, e ancora solo una decina d’anni fa erano le cucine Boffi a richiamare uno stile ‘lineare, minimale ed essenziale’ ^_^
(Quanto al potersele permettere, idem come sopra. Per fortuna ci sono quei sant’uomini di designer svedesi che fanno anche loro cosette lineari, minimali ed essenziali e non le fan pagare un botto.)
Ah, una cosa: da queste parti i libri non saranno *mai* troppi, alla faccia di questo coso qua. Se c’è una cosa al mondo che mi affascina da morire, è una parete a libreria strapiena di libri… e comunque c’è sempre Bookcrossing (che a volte però fa l’effetto esattamente contrario, cioè aumenta la quantità di libri invece che ridurla… :D )