10.6.13

Una casa di vetro,

il non plus ultra del minimalismo. Mies van der Rohe all'ennesima potenza. Una linearità di rara bellezza. Ho appena finito di leggere La casa di vetro, di Simon Mawer, ispirato a Villa Tugendhat; l’autore è riuscito a comunicare a parole ciò che non era possibile comunicare, l'anima di una casa che è luce e candore e silenzio meravigliato.

“Viktor ha imparato a distinguere le persone che vedono il Glasraum per la prima volta. Di solito rimangono a bocca aperta o non riescono a trattenere esclamazioni di sorpresa. Quello spazio aperto è tanto diverso dalla quieta intimità dell'ingresso, che si fermano titubanti sulla soglia, lo sguardo che vaga qua e là senza sapere dove posarsi. L'impatto è travolgente soprattutto per quanti sono avvezzi alla ricchezza fatta di cose, oggetti lussuosi, decorazioni, e si trovano invece davanti al Non plus ultra dell'opulenza: la pura astrazione.”

Doveva essere fantastico vedere allora per la  prima volta un edificio del genere, quando la villa era praticamente unica nel suo genere. Adesso sulle riviste vediamo talmente tante case moderne, lineari, minimaliste, razionaliste, che un impatto emotivo del genere non è più concepibile... a meno di andare a vedere proprio quella :-)

(N.b. La storia è più complessa di così, e difficile, triste, nazismo e soluzione finale ed esilio, ma è l’ambientazione insolita a sorprendere, questa volta. E Brno è a due ore di auto da Vienna, e in aereo è ancora più vicina... no, tanto per saperlo, eh.)